Domande e riposte
Ho studiato fisica a scuola quando ero giovane. Mi piaceva tanto e, di solito, completavo i miei compiti da sola. Di tanto in tanto avevo bisogno di aiuto e per questo dovevo andare allo studio di mio padre, che era professore all'università/ era un professore universitario. e veramente, lui era Era una persona molto impegnata e forse anche infatti sembrava troppo intelligente per trascorrere del tempo ad aiutarmi con i compiti scolastici.
Mi ricordo che stavo spesso in piedi fuori della porta chiusa e non volevo bussare/e non avevo il coraggio di bussare per poter entrare. Finalmente un giorno mi decisi: mi venne in mente, infatti, che se non fossi entrata e non gli avessi chiesto di aiutarmi, non sarei riuscita a finire i miei compiti.
Dopo molta esitazione, con una mano un po' tremolante, bussai alla porta.
" Scusa se ti disturbo " dissi delicatamente.
Mio padre non sollevò lo sguardo dal libro davanti a lui. Era circondato da fogli di carta totalmente scritti. I suoi occhiali erano a metà sul naso, la sua fronte era attraversata da rughe di saggezza e le sopracciglia si aggrottavano per la concentrazione.
Aspettai senza muovermi, mentre davo un'occhiata ai quadri appesi alle pareti. Ce ne erano molti insieme a diverse fotografie di metalli fratturati e di cristalli ad alto ingrandimento. Non volevo sembrare così impaziente come mi sentivo. Erano già le otto di sera e a quell'ora sicuramente i miei amici si erano già incontrati in città. La penna stilografica di mio padre scricchiolava sulla pagina ma ancora lui non voltava la testa. Mi chiesi se io sapessi come rispondere alle domande che mi avrebbe fatto mio padre prima di aiutarmi a svolgere il compito. Ovviamente no ! Perché altrimenti sarei stata lì in piedi, in attesa e bagnata di sudore? Forse sarei dovuta uscire dalla stanza quatta quatta e .......
Di colpo mio padre si girò, rise bonariamente con faccia aperta e disse :" Ciao, mia cara, ora lascia che ti aiuti"
Poco dopo, come stavo uscendo dallo studio, ( io) lessi la nota di saggezza incorniciata accanto alla porta:
" Tutto viene a passare "
Domande e riposti
Studiai (ho studiato) fisica a scuola quando ero giovane. Mi piacque (mi piaceva) tanto e, di solito, completavo i miei compiti da sola. Di tanto in tanto, avevo bisogno di aiuto e per questo dovevo andare allo studio di mio padre. Era professore all'università e veramente, lui era molto impegnato e forse troppo (<em>infatti sembrava troppo)</em> intelligente per trascorrere del tempo ad aiutarmi con i compiti scolastici.
Mi ricordo, stavo in piedi, spesso fuori della porta chiusa e non voleva bussare ed entrare. Poi, pensavo che era necessario entrare e fare la domanda a mio padre altrimenti non Finalmente, mi venni in mente che se non entrassi e chiedessi la mia domanda, non sarei riuscita a finire i miei compiti.
Dopo molto esitazione e con un mano un po' tremolante, bussavo alla porta.
" Scusa se ti disturbo " dicevo delicatamente.
Mio padre non sollevava lo sguardo dal libro davanti a lui. Era circondato da fogli di carta coperti di scritti. I suoi occhiali erano sulla punta del naso naso e le rughe (righe) della saggezza attraversavano la fronte e le sopracciglia si aggrottavano in concentrazione.
Aspettavo senza muovermi e davo un'occhiata ai quadri appesi alla parete. Ce ne erano molti e tante tutte diverse fotografie di metalli fratturati e di cristalli ad alto ingrandimento. Non volevo sembrare così impaziente come mi sentivo. Spesso erano Era già alle otto di serata ed i miei amici da lì a poco si sarebbero ormai incontrati in città. La penna stilografica di mio padre scricchiollava sulla pagina ma ancora non girava la testa. A volte mi chiedeva se io sapevo le risposte alle domande del mio compito. Mi chiesi se io sapessi i riposti alle domande che mi chiederebbe mio padre prima di aiutarmi fare il compito. Ovviamente non ! Perché altrimenti non sarei stata qui in piedi, in attesa e bagnata di sudore. Avrei voluto uscire da quella stanza Forse dovrei uscire dalla quatto quatto e .......
Di colpo, mio padre si girava, si girò, sorrideva e mi diceva rise con faccia aperta e disse, " Ciao mia cara, ora posso aiutarti mi lasci aiutarti"
Poi, come stavo uscendo dallo studio, leggevo la nota incorniciata di saggezza accanto alla porta.
" Tutto viene a passare "
Ottimo scritto!!! Complimenti!!! Leggendo tra le righe mi è sembrato di stare accanto a te nell'ufficio di tuo padre.
Se la correzione dei cpmpiti era un'azione abituale, allora devi utilizzare il tempo imperfetto. Proprio per indicare la durata dell'azione nel tempo. Spero d'aver compreso il tuo pensiero. Ottimo lavoro. Bravissima