Il giapponese è una lingua antica dal fascino irresistibile. Come ogni aspetto della cultura del Giappone, infatti, è talmente oscura e ricca di contrasti da attrarre sempre più persone. Pensa: ben 99 milioni di utenti la usano su internet ogni giorno; tanto da farla classificare come la quarta lingua più parlata online.

Per chi è abituato alle lingue occidentali, quindi, la lingua del Paese del Sol Levante è una continua sorpresa. Sono tantissime le espressioni giapponesi tipiche che destano curiosità, stupore e magia in chi le impara. Lo sapevi, ad esempio, che esistono più modi per dire grazie? Oppure che i modi di dire giapponesi sono così particolari che vengono usati per apprendere meglio la lingua?

Scopri queste e altre curiosità in questo articolo, che è un vero e proprio viaggio nella cultura nipponica!

Curiosità 1: l’uso di indovinelli e espressioni giapponesi per imparare la lingua

Ti potrà stupire, ma in Giappone gli indovinelli e i modi di dire non sono visti solo in modo leggero. Anzi, gli stessi giapponesi li usano per imparare meglio la loro lingua. Fin da piccoli, infatti, li utilizzano come una specie di allenamento mentale.

Questo perché molti modi di dire giapponesi si leggono allo stesso modo o in modo simile ad alcuni kanji. Cosa sono i kanji? Gli ideogrammi che compongono uno dei sistemi di scrittura della lingua giapponese. Ce ne sono oltre 2000, e quindi memorizzarli tutti non è semplice, specialmente per i bambini. Ecco che i modi di dire diventano un metodo didattico funzionale.

Curiosità 2: esistono 4 modi per dire grazie

Un’altra prova della ricchezza della lingua giapponese, e dell’importanza data alla gratitudine e alla cortesia, è proprio questo. Esistono infatti 4 espressioni giapponesi diverse per dire “Grazie”.

Vediamoli insieme:

  • “Domo” è un modo abbreviato e molto informale di ringraziare. Lo puoi usare tra amici, o quando stai uscendo da un negozio.
  • “Arigato” e “Arigato gozaimasu” sono quasi sinonimi. Si usano per ringraziare qualcuno che ha appena fatto qualcosa per te.
  • “Domo arigato gozaimasu” è l’espressione usata quando qualcuno ti fa un favore importante o un regalo.
  • “Arigato gozaimashita”, invece, è un’espressione al passato. Si usa quando si deve ringraziare per qualcosa che è già successo o per qualcosa di ricevuto da tempo. In questo caso, aggiungere “Domo” all’espressione accresce la gratitudine o rende più formale il ringraziamento.

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Curiosità 3: esistono più di 10 modi di dire giapponesi con la parola “occhio”

Numerosi sono i modi di dire giapponesi. E molti di questi riguardano parti del corpo. Sono talmente tanti, che ne abbiamo raccolti 10 che coinvolgono solo la parola “occhio”, ovvero “me” in giapponese.

Li riportiamo in una tabella:

MODO DI DIRETRADUZIONESIGNIFICATO
Me ga naiNon aver occhi che per qualcosa.Indica qualcosa di cui non possiamo fare a meno.
Me ga takaiAvere buon occhio per qualcosa.Essere un esperto di qualcosa.
Me ga kumoruAvere le nuvole davanti agli occhi.Non vederci chiaro, non saper giudicare.
Me ga sameruAprire gli occhi su qualcosa.Svegliarsi / Tornare in sé.
Me ga hanasenaiNon poter togliere gli occhi da qualcosa.Non distrarsi da qualcosa che necessita attenzione.
Me ga mawaruAvere gli occhi che girano.Essere così occupati da aver la testa che gira.
Me ga karamuRimanere così abbagliati da non vedereEssere così affascinati da qualcosa da non fare la scelta giusta.
Me wo hikuDare nell’occhio.Attirare l’attenzione.
Me ni ukabuQualcosa che viene a galla davanti agli occhi.Qualcosa che torna in mente.
Me to hana no sakiOcchi e punta del naso.Di qualcosa che è molto vicino, a pochi passi.

Curiosità 4: esiste un’espressione dall’uso universale

Curiosità 4: esiste un’espressione dall’uso universale

Se tante espressioni giapponesi hanno un significato intraducibile, c’è una parola che invece ha molti significati. È un termine, quindi, che per chi impara il giapponese è importante, perché ci può salvare in molte situazioni.

Si tratta della parola “Daijoubu”, che significa:

  • bene;
  • va bene, va tutto bene;
  • sto bene;
  • non c’è problema e non preoccuparti;
  • andrà bene;
  • lo farò.

Oppure, si usa anche come domanda per chiedere:

  • stai bene?
  • Va tutto bene?
  • È tutto ok?

Insomma, si tratta di una parola davvero versatile e utile, soprattutto per chi non ha molta pratica con il giapponese.

Curiosità 5: esistono espressioni giapponesi intraducibili

Hai mai sentito dire che gli eschimesi hanno infiniti termini per dire “neve”? E spesso sono intraducibili in italiano. Allo stesso modo, i giapponesi usano parole che non hanno un corrispondente nella nostra lingua. Di solito, si tratta di termini relativi a stati d’animo o alla natura: è indicativo di come i giapponesi, al pari di altri popoli orientali, abbiano una sensibilità profonda e diversa dalla nostra.

Curioso di sapere quali sono le più belle espressioni giapponesi intraducibili? Eccone allora un elenco:

Aware

La malinconica sensazione agrodolce che ci prende quando viviamo un momento di intensa felicità, ma sappiamo che presto finirà. Non si tratta di un termine che vorreste avere anche in italiano?

Bimyō

È il termine che si attribuisce all’incertezza che ci coglie davanti a una situazione poco chiara o indefinita. O della quale non siamo molto convinti. Capito? “Bimyō”.

Fuubutsushi

Una parola che serve a descrivere le cose che evocano nostalgia o ricordi di un momento particolare.

Ganbaru

Un termine che sintetizza alla perfezione lo spirito giapponese e che significa “non mollare”. Insomma, si tratta di un augurio di buona riuscita; ma diverso dal nostro “buona fortuna”, e più collegato al concetto di tenacia e perseveranza.

Hanami

È una parola suggestiva, che indica la contemplazione della bellezza della fioritura primaverile delle piante. Nel tempo, il termine è stato associato spesso alla fioritura dei ciliegi. Ora, perciò, si usa principalmente per quel tipo di alberi, ed è forse la parola più famosa di questa lista. Per farti capire la sua importanza in Giappone, infatti, ti basti sapere che l’Hanami è una vera e propria ricorrenza. Viene festeggiata in molti luoghi, come ad esempio nel Parco di Ueno a Tokyo.

Irusu

È un verbo che significa “fingere di non essere in casa quando qualcuno bussa alla porta”. È un termine che servirebbe a molte persone anche in italiano, no?

Kawaakari

Una parola davvero evocativa e romantica: si può tradurre con “l’ultimo riflesso di luce sull’acqua di un fiume al tramonto”.

Komorebi

Altro termine magico e dal sapore antico: si può tradurre come “luce del sole che filtra tra le foglie e i rami degli alberi”.

Satsukibare

Altro termine riferito a fenomeni naturali, in origine indicava un giorno di sole nel mezzo della stagione delle piogge. Oggi si usa perlopiù per riferirsi alle giornate terse di maggio.

Shibumi

Una parola affascinante, che indica la bellezza dietro a un aspetto ordinario. Noi diremmo “non giudicare un libro dalla copertina”, insomma.

Shinrin-yoku

Torniamo a termini collegati alla natura: questa espressione, infatti, indica un “bagno nella foresta”. E, per estensione, la sensazione di benessere e tranquillità che proviamo quando siamo immersi nella natura.

Shoganai

Potrebbe essere tradotto come “l’accettare l’inevitabile”. Anche questo termine ci parla molto dello spirito giapponese. Si usa come incoraggiamento per superare i rimpianti.

Shoshin

Letteralmente il “cuore del principiante”. Indica l’atteggiamento positivo di attenzione e di mancanza di pregiudizio. È, insomma, lo stato d’animo che abbiamo quando iniziamo a imparare qualcosa. In pratica, una sorta di impaziente ed energica curiosità.

Tsukan

Formata dai caratteri che significano “dolore” e “sensazione”, indica il disagio che proviamo quando realizziamo di avere delle lacune. Provi anche tu il “tsukan” imparando il giapponese?

Tsundoku

Tsundoku

Sappiamo quanto i giapponesi tengano all’essenzialità e all’ordine. Ecco allora una parola che appartiene a questo ambito. Significa comprare libri in modo compulsivo e senza leggerli e ha, quindi, un’accezione negativa.

Yugen

Una tra le parole più particolari di questo elenco, perché cambia il significato in base al contesto. Spesso indica la bellezza emozionante ma indescrivibile dell’universo; oppure, in campo artistico, un concetto simile al nostro “simbolismo”.

Wabi-sabi

Due concetti diversi per questa espressione: trovare la bellezza delle cose imperfette e comprendere e accettare la transitorietà delle cose.

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Se invece vuoi continuare ad approfondire la lettura del nostro blog, ti consigliamo il nostro articolo: Migliorare la pronuncia giapponese: 10 cose da evitare.

 

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