Ben arrivato sul Blog italki e su questo articolo: se sei qui è perché ti interessa sapere cosa significhi haiku in lingua giapponese. 🙂
E noi siamo qui per raccontartelo, andando insieme a te alla scoperta del mondo meraviglioso che si cela dietro a questa parola.
Un mondo tutto da scoprire, fatto di poesia e di arte antica.

Haiku: cos’è e quando nasce

L’haiku è la più piccola forma di poesia esistente e nasce in Giappone nel Seicento, diventando poi conosciuta a livello mondiale a partire dal Novecento. Si tratta di una forma di “poesia breve” o waka (“poesia giapponese”), composta da due parti: una di 5-7-5 sillabe e l’altra di 7-7 sillabe.

L’haiku nasce con Matsuo Bashō, grande poeta giapponese che rese autonoma la stanza iniziale (detta tanka), ritenendola sufficiente ad esprimere il concetto della poesia. Sempre Bashō creò successivamente una scuola e stabilì le caratteristiche principali che un haiku deve avere per essere definito tale.

I temi maggiormente trattati in questi componimenti sono lo scorrere e le caratteristiche delle stagioni, le emozioni legate a ciascuna di esse, la precarietà dell’uomo e della magia della quotidianità.

Esempio e immaginari correlati all’haiku

Un esempio di haiku sono questi versi del maestro Bashō:

Cosa evoca questa poesia? Un’immagine semplicissima, non è così?
Un’immagine cristallina, quella della rana che salta dentro allo stagno provocando un rumore. Si tratta di una scena che appare immediatamente nella nostra mente leggendo l’haiku e poi, subito dopo, scompare. Viviamo quindi un istante che ci sembra eterno, pur sapendo che non lo è.

Vediamo altri versi, altri haiku:

Vi ricordano l’ermetismo di Giuseppe Ungaretti o di Salvatore Quasimodo? Assolutamente sì: questi due celebri poeti italiani hanno senz’altro preso ispirazione dagli haiku! 🙂

In effetti possiamo dire che gli haiku sembrano quasi aforismi in cui il non detto ha più rilevanza rispetto a ciò che viene detto, esprimendo in poche battute un’incredibile potenza evocativa .

Negli haiku vive l’eleganza della semplicità

La loro eleganza e la loro semplicità sono ineguagliabili e non è un caso che nascano in Giappone, un Paese ricco di cultura antica e raffinata. Un altro aspetto interessante degli haiku è la totale assenza di giudizio o componente soggettiva: si tratta di una contemplazione del creato, della sua bellezza e dall’immersione nelle sensazioni e nelle emozioni che la natura ci fa provare.

La brevità intrinseca dell’haiku non permette parole superflue e questa è anche la sua più grande complessità: riuscire a veicolare scenari ed emozioni al lettore in poche battute è estremamente difficile.

Il forte legame dell’haiku con le stagioni: i kigo.

Il kigo, parola che indica la stagione, ci permette di vivere l’atmosfera che il poeta vuole evocare. Questo elemento può essere una pianta, un animale, un astro, un evento come la fioritura dei ciliegi, una festività: grazie al kigo, poeta e lettore si immergono nella natura e nella sua pace magica e misteriosa.

Pensa che tutti i kigo sono racchiusi in dizionari contenenti dai tremila ai cinquemila termini, modificati e ampliati nei secoli per fungere da compromesso tra scrittore e lettore: quest’ultimo leggendoli riuscirà ad orientarsi attraverso le stagioni.

Nel caso dell’haiku di Bashō che abbiamo riportato poco fa come primo esempio, il kigo è rappresentato dalla rana che si tuffa nello stagno, che ci conduce alla stagione primaverile in cui gli acquitrini si affollano di rane e del loro gracidare… È questo il meraviglioso potere dell’haiku!

Impara il giapponese per vivere l’essenza dell’haiku

Giunti a questo punto, ci auguriamo di averti incuriosito in merito alla lingua giapponese: apprendere questo idioma ti permetterebbe di assaporare la vera essenza degli haiku, senza nessun filtro di traduzione.

Sappiamo infatti come la lingua sia portatrice di ogni sfumatura culturale: conoscerla permette di accedere ad aspetti davvero profondi del sentire di una cultura così diversa e distante da quella italiana.

Ti ricordiamo infatti che il giapponese non ha legami con le lingue indoeuropee come l’italiano, il francese, il tedesco e lo spagnolo: il giapponese non assomiglia ad altre lingue, fatta eccezione per qualche somiglianza lessicale con il cinese. Ecco perché imparare il giapponese è un’impresa sfidante per un madrelingua italiano: si tratta di un’avventura complessa, ma enormemente affascinante.

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