Ogni fenomeno economico, politico o sociale presenta sempre un lato positivo e uno negativo, e questo vale anche per la globalizzazione.
Questa da un lato ci ha portato tante belle cose. Oggi si possono comprare prodotti e servizi provenienti da tutto il mondo. Si possono intraprendere relazioni economiche con Paesi esteri molto più facilmente di cento anni fa. Grazie al grande e veloce sviluppo della tecnologia, la globalizzazione permette di interagire con persone di qualsiasi origine. Oggi tutti possono viaggiare più facilmente, comodamente e senza spendere troppo, e grazie alla rete si può anche parlare con persone che si trovano in altri Paesi, e scrivere loro, a ogni ora della giornata, via Skype, Facebook o per mezzo di una delle tante altre possibilità che vengono offerte dagli odierni smartphone. Tutto questo facilita la diffusione di una cultura della diversità.
Dall'altro lato c'è l'aspetto negativo, che è essenzialmente una conseguenza di un'esigenza dell'economia globale: tutto deve essere prodotto nel modo più economico e veloce.
Mentre alcuni Paesi soddisfano questa esigenza per mezzo di infrastrutture e tecnologie avanzate e grazie ai capitali a disposizione, altri Paesi riescono a essere competitivi solo al prezzo di grandi sofferenze da parte delle loro popolazioni. Gran parte delle merci che vengono dalla Cina, dal Messico o dall'India è stata prodotta in precarie condizioni di lavoro. Gli operai devono lavorare tutti i giorni, per molte ore al giorno, senza pause. Spesso si tratta anche di un lavoro duro, noioso e malpagato. Purtroppo anche molti bambini sono costretti a lavorare.
Inoltre il divario tra Paesi ricchi e poveri aumenta ogni anno di più. Questo crea squilibri e malcontento in diversi strati sociali di molti Paesi.